Enrico ha 32 anni. Ha sempre giocato a calcio con passione sino ai 14 anni, quando, come lui ci dice, ha iniziato con il primo “spinello”. Poi c’è stato l’alcol, la vita nelle discoteche, le pasticche e altre droghe.
Il suo primo ricovero risale a quando aveva 19 anni, ma è durato solo 8 mesi. Enrico è scappato e ha detto che poi “è stato peggio di prima”. Il resto della sua vita è quindi una lunga storia di soggiorni in vari centri di recupero e di riabilitazione e successive ricadute una volta fuori, fino a diventare un homeless e a perdere l’amore della famiglia.
Ora è da alcuni mesi in una residenza protetta presso il centro de L’Approdo Onlus. Ha ricominciato a riappassionarsi allo sport e ad allenarsi con il nostro partner locale: la passione per il calcio, che aveva perso tanti anni fa, lo sta aiutando a uscire dai suoi problemi. Ora dice “di essere sul pezzo, le ricadute mi hanno aiutato a capire quali sono stati i miei errori. So che questa volta posso fare meglio…”
Secondo Enrico il calcio è importante anche perché insegna il “rispetto delle regole”, che è un insegnamento fondamentale anche per affrontare al meglio il suo percorso di recupero.
Alla domanda “Cosa il calcio rappresenta per te?”, ci risponde: “mi ricorda quando avevo 14 anni e ho smesso di giocare perché ho cominciato a prendere una strada diversa. Avrei sempre voluto riprendere a giocare ma purtroppo la mia testa era più focalizzata sulle sostanze che su un impegno sportivo… L’Homeless World Cup è quindi una grande opportunità per me. Sono felice di essere stato scelto e di far parte della squadra.”
Lo staff della Nazionale Solidale non ha solo “scelto” Enrico, ma lo ha insignito della fascia di Capitano della squadra.
Il Capitano Enrico è il portiere della Nazionale Solidale, è il nostro Gigi Buffon. Questa avventura rappresenta quindi un sogno per lui: la possibilità di guidare il team nel torneo e di dimostrare che niente è impossibile!